Ci sono cinque stati nazione dentro la nazione somala ed il loro sogno di riformare una ‘Grande Somalia’ sotto una bandiera, un governo e un’istituzione è deceduta e non rivivrà ancora.

Nel 1960, due stati nazione somali avevano guadagnato l’indipendenza dalla colonizzazione britannica e italiana, si erano uniti sotto un governo per formare la Grande Somalia. Fu una unificazione reazionaria ed emozionante che è mancata di qualsiasi base concreta di giustizia e diplomazia.

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La Somalia ha tagliato le relazioni diplomatiche con la Guinea dopo che il capo dell’auto-proclamata Repubblica del Somaliland ha visitato il paese africano occidentale, ha detto il ministero degli esteri a Mogadiscio.

Il Somaliland ha dichiarato la sua indipendenza nel 1991 ma non è riconosciuta dalla comunità internazionale, che la considera una regione autonoma della Somalia.

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La disputa del nome tra Grecia e Macedonia è da anni fonte di relazioni bilaterali, con Atene che si oppone all’uso di “Macedonia”, che è anche il nome di una regione in Grecia, riferisce Trend citando Sputnik.

I dibattiti sulla nuova legislazione sono iniziati mercoledi e sono continuati fino a giovedi. Il voto finale è stato posticipato diverse volte a causa della mancanza di 80 voti necessari perchè l’emendamento passasse.

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L’auto-dichiarata repubblica del Somaliland ha espresso un interesse ad ospitare basi navali britanniche e russe, che si aggiungerebbero ad una presenza militare già attiva lungo la costa sul Mar Rosso – uno dei più trafficati e più importanti passaggi marittimi strategici del mondo.

La scorsa settimana, il segretario della difesa britannico Gavin Williamson ha effettuato una visita senza preavviso nel Somaliland ed incontrato il presidente Muse Bihi Abdi, il ministro degli affari esterni e per la cooperazione internazionale Yasin Hagi Mohamoud e il ministro della difesa Essa Ahmed così come Nuh Ismail Tani, alto generale dell’esercito.

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L’arcipelago della Nuova Caledonia del Sud Pacifico ha votato contro l’indipendenza dalla Francia domenica in un referendum aspettato da lungo tempo che ha limitato un processo di decolonizzazione lungo 30 anni.

Un voto “si” avrebbe visto Parigi senza una posizione forte nella regione Indo-Pacifica dove la Cina sta espandendo la sua presenza ed ha colpito l’orgoglio di una ex potenza coloniale la cui estensione ha attraversato i Caraibi, Africa sub-Sahariana e l’Oceano Pacifico.

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